DILAGO, la musica d’autore, il jazz, la canzone, il gioco della voce…
e un po’ di Natale in 10 brani inediti
Un disco «grande» di Susy Bellucci – 2012, prodotto da Giulio Clementi
Con la partecipazione di Stefano Bollani, Piero Borri, Marco Caputo, Marco Catarsi, Marilena Cutruzzulà, Alessandro Giandonato, Lorenzo Lapiccirella, Veronica Lapiccirella, Stefano Lugli, Lorenzo Marianelli, Mirco Mariottini, Stefano Negri, Raffaello Pareti, Gianrico Righele, Luciano Torani, Rocco Zecca.
The most beautiful game (S. Bellucci – G. Clementi)
Susy Bellucci, canto
Stefano Bollani, pianoforte
Stefano Negri, sax tenore
Raffaello Pareti, contrabbasso
Piero Borri, batteria
Giulio Clementi, arrangiamenti
EXCALIBLOG intervista Susy Bellucci
EX – Ricordiamolo chiaramente: Susy Bellucci non è soltanto una delle più amate interpreti e autrici di musica per l’infanzia (gallo cristallo, pulcino duduggi e rispettivi fan, grandi e piccini, non si offenderanno!) ma anche una cantautrice sensibile e versatile. Come riesci a conciliare le tue varie “anime” artistiche?
S – Esattamente come si conciliano ogni giorno le nostre multiformi personalità. Carmelo Bene diceva di se stesso: “Io sono uno e trino”. Io mi spingo oltre e potrei dire “Io sono una e plurima”, nel senso che i nostri stati d’animo sono mutevoli, così come lo sono i nostri riferimenti, i nostri innamoramenti, le nostre ispirazioni. Niente di più bello che poter rappresentare ogni giorno il personaggio che quel giorno ci anima. Sicuramente l’amore per la fiaba e per il mondo infantile è una mia costante, ma in questo ultimo disco ho voluto appunto di-lagare in altri aspetti che mi rappresentano e mi appassionano.
EX – Un disco personale ed evocativo come Di lago è una bella prova in termini di ricerca, impegno ed energia. Ci racconti l’inizio di questa nuova avventura musicale?
S – Come ogni avventura, anche questa è nata dall’esigenza del “fare”. Io e Giulio Clementi, dopo il nostro ultimo disco per l’infanzia, uscito nel 2005 (Il pulcino Duduggi…e la sua strana famiglia) avvertivamo il disagio di aver trascurato la presenza della musica, la nostra grande passione, il nostro vero divertimento, nella vita quotidiana. Allora io ho tirato fuori alcuni scritti che conservavo in un cassetto, annotati nel tempo e lasciati lì a stagionare nell’inutile. Da questo ha avuto inizio il rituale delle improvvisazioni vocali, elaborate poi da Giulio, la messa a fuoco della struttura del brano, l’armonizzazione, l’arrangiamento, la verifica dell’interpretazione vocale, e via dicendo. Ma da qui al completamento dell’opera la strada è lunga!
EX – Ogni brano all’interno dell’album ha un proprio carattere, un paesaggio sonoro e stilistico distinto. Quali sono state le fonti d’ispirazione?
S – Come appunto dicevo, le fonti sono stati i testi, a loro volta ispirati da stati d’animo, persone, tematiche, osservazioni. Per fare alcuni esempi, lo spunto per il brano “Di lago” mi è scaturito da una riflessione malinconica sulla vita e sull’amore, tipo ballata da chansonnier. Alcuni versi di un grande poeta, che non svelo perché questo fa parte di un quiz associato al disco, hanno completato il quadro con una citazione non proprio letterale, ma certamente di contenuto.
Il brano “Le notti d’estate” invece è la celebrazione del mio amore costante per la sensualità delle notti estive. D’estate io vorrei quasi dormire di giorno per restare sveglia la notte, ad assaporare la dolcezza dell’aria, il suo profumo, e a guardare con stupore il cielo stellato. E qui c’è un celebre verso ripreso letteralmente da un altro nostro grande poeta.
Un brano molto leggero come “La nave”, ha invece alla base un momento di super ottimismo, di quelli in cui senti che la tua vita va con il “vento in poppa”. Non sono momenti frequentissimi, ma capitano, e allora mi è sembrato giusto celebrarli. E l’ambientazione qui è volutamente “easy” con un esplicito richiamo alla musica degli anni ’60, per elezione gli anni della rinascita, della progettualità, dell’utopia.
EX – Soprattutto in Fiaba crudele, Velina e Ofelia emerge una particolare attenzione al mondo femminile, un “filo rosa” che attraversa, più o meno velatamente (o velinamente come preferisci), l’intero lavoro. Ce ne parli?
S – E’ ovvio che ciò che si riferisce al cosiddetto “femminile” mi riguarda in prima persona. Soprattutto negli anni mi sono accorta di essere ogni volta stupita dai comportamenti delle donne nella sfera privata, sentimentale. Così “Fiaba crudele” è nata in seguito alla visione della trasmissione “Amore criminale”. Mi è affiorata di getto l’urgenza di rivolgere alle mie compagne/amiche un appello accorato, ovvero quello di smettere di credere alla fiaba del principe azzurro, e di vivere l’amore con più forza e consapevolezza.
“Velina” è una divagazione scanzonata su questo mito contemporaneo, che seduce le più giovani, catturate dai modelli televisivi.
“Ofelia”nasce come ricordo di un’amica che si tolse la vita in giovane età, e che rivive in questo emblematico personaggio shakespeariano, superba rappresentazione di giovane donna i cui sogni vengono spazzati via dall’incontro con il mondo maschile. Amleto giganteggia per tutto il dramma; Ofelia passa leggiadra, spazzata via nella sua romantica giovinezza da un mondo di uomini impegnati in lotte di potere e in grandi problematiche esistenziali. “Fragilità il tuo nome è donna”? Discutiamone.
EX – Cosa puoi dire dei tuoi bravissimi compagni di viaggio?
S – L’artefice musicale dei miei lavori è, come già detto, Giulio Clementi, che veramente si può indicare come il demiurgo, l’alchimista di tutti gli elementi, inclusi quelli che compongono la parte grafica. Io ci metto gli stimoli, le idee di partenza, anche musicali, e la mia vocalità, ma senza Giulio questi dischi non esisterebbero, in quanto la parte realizzativa è totalmente opera sua, come sua è la scrittura e la direzione delle parti strumentali. Mettiamoci poi che abbiamo uno stuolo di amici musicisti fra i migliori reperibili sulla piazza, che sempre aderiscono ai nostri progetti con entusiasmo, come Stefano Bollani, Raffaello Pareti, Piero Borri, Lorenzo Lapiccirella, Stefano Negri, Mirko Mariottini, Marco Catarsi, gli archi di Gianrico Righele, Veronica Lapiccirella, Marilena Cutruzzulà, le chitarre di Marco Caputo, Alessandro Giandonato, Lorenzo Marianelli, le percussioni etniche di Rocco Zecca, la collaborazione all’editing e ai missaggi di Luciano Torani.
Così il gioco è fatto: come dice il testo di “The most beautiful game”, fare musica insieme è il gioco più bello, il vero esperanto.
Quello che mi preme sottolineare di questo CD è che il di-lagare abbraccia soprattutto la mia passione primaria, ovvero l’uso della vocalità. Sempre, che io esegua brani per l’infanzia, motivi della tradizione popolare o canzoni di qualsiasi genere, alla base c’è il mio divertimento nell’uso della voce, nella sua estensione, nelle sue sfumature, nelle sue possibilità. Un esempio per tutti, l’insolita versione di un brano come “Jingle bells”, trasformato in questo disco in una struggente ballata blueseggiante, eseguita con una vocalità in stile.
EX – Divagazioni prossime venture: quali sono le tue nuove rotte musicali?
S – Quelle verso il “tesoro che nessuno ha mai scoperto” (cfr. brano “La nave”). . Ovvero quello che non conosco ancora, ma che sarà solo mio!